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Legal design – progettare una compliance a misura di dipendente

Coltivare comportamenti virtuosi in azienda con la semplicità, l’immediatezza e la praticità.

by Stefania Passera 5 min

    Il legal design è un nuovo approccio di progettazione e problem-solving in ambito legale, incentrato sulle esigenze delle persone coinvolte. Il legal design mira alla trasparenza, alla chiarezza, all’usabilità e all’inclusività. L’obiettivo primario è migliorare la comunicazione dei contenuti legali e facilitare le interazioni tra le persone e i servizi legali o i sistemi giuridici, ponendo i fruitori al centro della soluzione.


    Legal design: una risposta concreta alla complessità

    Il legal design risponde al bisogno di chiarezza e semplicità insito in ognuno di noi, soprattutto nell’odierna “information age”. Una comunicazione chiara, efficace è l’arma segreta per migliorare i servizi legali, perché riduce incertezze, rischi, errori, controversie e crea un contesto di maggior fiducia e credibilità, non solo tra avvocato e cliente, ma anche tra cliente e controparti. Il legal design espande gli strumenti tipici dell’avvocato, rendendolo un professionista innovativo e a tutto tondo, in possesso di competenze multidisciplinari tratte ad esempio da:

    • Design visivo e dell’informazione
    • Design dei servizi
    • User experience
    • Plain language
    • Scienze cognitive e della comunicazione

     

    Legal Design

    I termini di servizio di Shrap utilizzano un linguaggio semplicissimo ed un approccio visuale per risultare coinvolgenti e chiari a pubblico quanto più ampio. Progetto: Passera Design.

    Da dove nasce il legal design?

    Il legal design nasce da un contesto di ricerca multidisciplinare con il primario obiettivo di porre l’utente finale al centro del progetto, come dichiarato nel Legal Design Manifesto. I primi esperimenti in materia si sono concentrati soprattutto sul design dell’informazione, ad esempio:

    • in ambito contrattuale, con l’obiettivo di migliorare la gestione del rischio contrattuale, prevenire incertezze legali e controversie e creare relazioni più collaborative fra le parti.
    • in ambito privacy, con l’obiettivo di rendere più trasparente la comunicazione con i data subject e garantire l’esercizio informato dei loro diritti.

    Oggi il legal design si riafferma come uno strumento di semplificazione ed innovazione con ampie prospettive di utilizzo: dalla progettazione di prodotti e servizi legali, all’innovazione della giustizia, alla creazione di programmi di compliance a misura di dipendente.

    Semplificazione – una missione (im)possibile?

    La complessità “intrinseca” degli argomenti di natura legale è spesso vista come inevitabile, ma in realtà vi è sempre spazio per eliminare la complessità causata da fattori “estrinseci”, come ad esempio:

    • l’uso di una terminologia ed una sintassi inutilmente complicata
    • la mancanza di un’architettura dell’informazione logica ed adeguata ai destinatari
    • la mancanza di interfacce visive che aiutino gli utenti a navigare nel documento
    • la scarsa leggibilità dovuta a scelte tipografiche e di impaginazione infelici e vetuste.

     

    Il design thinking consente di comprendere appieno i bisogni dei fruitori, mentre le tecniche di design dell’informazione aiutano a progettare contenuti legali chiari e fruibili. Ciò che conta è sapersi calare nell’esperienza dei destinatari: in quale contesto usano e si interfacciano con questi contenuti? Che cosa devono farne e perché? Come li si può aiutare a svolgere questi compiti e raggiungere i loro obiettivi in modo semplice ed efficace?

    Il legal design in azienda

    Ovunque circolino informazioni legali, c’è dunque spazio per il legal design. Contratti, documenti e procedure più semplici e trasparenti fanno nascere senz’altro relazioni migliori. Gli interventi di legal design tengono sempre conto della necessità di conciliare le esigenze di chiarezza dei fruitori con una visione strategica degli interessi dell’azienda.
    Infatti, i vantaggi che derivano, ad esempio, dal minor dispendio di tempo da dedicare alla comprensione di contenuti resi più fruibili, determina effetti virtuosi in termini di:

    • Reputazione: la scelta di voler esser chiari trasmette valori come credibilità e trasparenza, con riscontri positivi anche verso fornitori, clienti e terzi interessati;
    • Compliance: lo sforzo di comunicare chiaramente ed aumentare l’engagement con i destinatari (ad esempio, i dipendenti) assicurerà che le regole non restino solo sulla carta, ma si materializzino in comportamenti desiderabili nella vita reale;
    • Valore: rendendo documenti e processi più snelli, semplici, fruibili e veloci si possono ridurre i costi di transazione (tempo, denaro, risorse cognitive) per concentrarsi invece nel realizzare i benefici desiderati.

     

    Code of Conduct - SANOMA

    Il codice di condotta di Sanoma è stato semplificato e ripensato in chiave visuale così da rappresentare più efficacemente il brand e i suoi valori ed assomigliare meno a un documento legale. Progetto: Passera Design.

    Il legal design e la compliance

    I principi del legal design si possono (e devono) pertanto applicare nella progettazione di ogni processo e procedura interna in cui si debbano bilanciare le esigenze aziendali con gli interessi dei dipendenti – pensate a codici di condotta, sicurezza, policy e sistemi nei campi dell’antiriciclaggio e whistleblowing. Il legal design aiuta a progettare soluzioni a misura di dipendente, evitando i tipici scogli su cui naufragano i tentativi di comunicazione in azienda, perché offre:

    • Immediatezza – I dipendenti sono quotidianamente oberati da compiti ed informazioni e per raggiungerli bisogna saper aprire un varco nel rumore. Per mantenerne viva l’attenzione dei destinatari, gli si deve semplificare la vita, non richiedergli uno sforzo irragionevole;
    • Semplicità – Per comunicare efficacemente, si deve sempre tener conto delle caratteristiche e diversità dei dipendenti (culturali, demografiche, linguistiche, cognitive). L’inclusività e l’accessibilità sono di rigore per assicurarsi di venir compresi. Evitiamo di metterci da soli i bastoni tra le ruote costruendo barriere tra noi e i destinatari;
    • Praticità – In teoria, non c’è differenza tra teoria e pratica; in pratica, c’è. Lo stesso vale per la compliance: non la si può fare a parole. Per ottenere risultati concreti, è necessario che pratiche e comportamenti corretti siano la scelta ovvia per il dipendente, progettando “percorsi di minima resistenza” verso la loro applicazione.

    Da dove iniziare a praticare il legal design?

    Si può diventare professionisti del legal design partendo sia da una formazione in legge che in design (ad esempio, information design, service design, UX design…). Parole d’ordine sono complementarità e collaborazione: oltre alle competenze specifiche portate dall’individuo, si deve essere in grado di lavorare assieme e sfruttare al meglio le competenze di ognuno. In questo caso, 1+1 fa più di 2. Per riuscirci, deve esserci però una sensibilità condivisa e dimestichezza con metodi e processi di progettazione user-centered.

    Questo nucleo di competenze essenziali è offerto nel nuovo corso intensivo in Legal Design del laboratorio di formazione EkitaLab, in partenza ad ottobre 2022. Supportato da Animaimpresa, associazione di promozione della responsabilità sociale d’impresa e dello sviluppo sostenibile, dallo studio legale Legalnext, nonché da realtà imprenditoriali come Percorso Sicurezza Srl e Maddalena SpA, il corso si incentra su una didattica esperienziale learning by doing, sostenuta da un corpo insegnante fortemente multidisciplinare.

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    Stefania Passera
    Stefania Passera

    Pioniera del legal design

    Fondatrice dello studio Passera Design (Helsinki, Finlandia), lavora come consulente e trainer con aziende ed istituzioni internazionali da oltre 10 anni. Collabora con World Commerce & Contracting in qualità di Contract Designer in Residence ed è una delle co-autrici del Legal Design Manifesto e co-fondatrice della Legal Design Alliance. Ha inoltre pubblicato numerosi articoli scientifici ed una tesi di dottorato sul tema del contract design (Aalto University, Espoo, Finlandia). Le sue attività di innovazione e divulgazione sono state riconosciute col premio Women of Legal Tech Award nel 2020.

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